Lunedì 20 Gennaio 2014:
Corteo nazionale degli autoferrotranvieri autorganizzati
Alle 14, piazzale Esquilino conta già più di un centinaio di autoferrotranvieri in agitazione. L’aria che si respira è di eccitazione, ma soprattutto aspettativa: questa la sensazione più
palpabile nell’aria. Grande è stato infatti l’investimento di forze dei
lavoratori nell’organizzazione di questa, nella speranza di riuscire a
costruire una mobilitazione di forte impatto che facesse da raccordo
alle lotte per la mobilità sparse in tutta Italia.
Per la prima volta una mobilitazione dei lavoratori Atac, che si muove
libera dal guinzaglio sindacale, si disvela nella sua concretezza.
Mobilitazioni di questo tipo non si vedevano a Roma da anni; notevole è
anche (relativamente alla situazione pregressa) la partecipazione
complessiva. Si è molti di più di un mese fa al Colosseo, il 20
Dicembre; molti lavoratori sono scesi da Genova, Pisa, Firenze, Torino
ed altre città. Tutti fortemente convinti della legittimità di questa
lotta alla privatizzazione e del suo essere indipendente da quei
sindacati che più dei lavoratori tutelano i padroni; c’è incertezza e
titubanza sulle pratiche da adottare, ma soprattutto allegria e
soddisfazione per il non piccolo risultato a cui si è arrivati oggi.
Quando la piazza è stata raggiunta dai movimenti, reduci dai numerosi
blocchi della mattinata, il corteo è partito con gli autoferrotranvieri
in testa alla volta di piazza S. Apostoli, dove si sono susseguiti gli
interventi dei vari lavoratori e degli utenti scesi al loro fianco.
Interventi che hanno ribadito il punto per cui questa non è solo una
vertenza lavorativa per prendersi le briciole lesinate dall’azienda in
cambio di placido consenso; è sì una battaglia per il lavoro (dignitoso
e non schiavistico e denigrante) ma soprattutto è una battaglia alla
privatizzazione dei beni pubblici ed alla loro gestione clientelare e
mafiosa.
Abbiamo quindi visto incontrarsi le due anime di questa giornata,
lavoratori ed utenti e li abbiamo visti sfilare fianco a fianco. Su
questo vorremmo porre l’attenzione: procedere assieme ed uniti è
necessario non solo perché entrambe le categorie hanno interessi ben
precisi in merito ma anche perché coordinare le diverse lotte è il
miglior modo per proseguire, intensificare ed allargare questo percorso
di fondamentale importanza, permettendo il dilagare della lotta ben
oltre le porte di Atac, nelle strade ed in tutti quei luoghi minacciati
da privatizzazioni e dalla politica selvaggiamente liberista portata
avanti dalle istituzioni.
Avanzare insieme quindi e avanzare oltre i contentini e le piccole
vittorie settoriali, perché ricordiamocelo: l’Atac non è un caso isolato
ma una goccia in un mare di realtà, lavorative e non, vessate e
minacciate dalla crisi e da chi questa crisi la gestisce a suo profitto
e piacere. Divisi siamo nulla, uniti possiamo riprenderci tutto.
Alcune riflessioni
Da dicembre ad oggi abbiamo visto un intensificarsi delle mobilitazioni
e delle vertenze aperte dai lavoratori del trasporto pubblico. Si
possono mettere in risalto alcuni passaggi chiave per cercare di
analizzare meglio la situazione: lo sciopero e le mobilitazioni, durate
5 giorni, dei lavoratori di Genova, che hanno raggiunto il risultato
parziale del blocco del piano di privatizzazione dell’azienda del
trasporto pubblico; lo sciopero di inizio dicembre dei lavoratori e
lavoratrici Ataf di Firenze; lo sciopero “bianco” (blocco degli
straordinari e applicazione alla lettera del codice della strada) dal 17
al 24 dicembre degli autisti Atac, con la mobilitazione congiunta di
questi e dei movimenti per la lotta della casa romani, come già si
diceva, del 20 dicembre; i presidi e azioni di protesta dei lavoratori
esternalizzati del cleaning staff di Atac tra dicembre e gennaio; per
arrivare, infine, all’importante manifestazione nazionale di lunedì
scorso.
Abbiamo elencato solo alcune tra le mobilitazioni avvenute negli ultimi
due mesi (potremmo anche citare Pisa e Livorno, Milano, Venezia,
Torino), poichè queste bastano ad avere un quadro chiaro e complessivo
delle problematiche del trasporto pubblico locale a livello nazionale.
Ovunque si volga lo sguardo pare chiaro che il problema principale,
originario, è la privatizzazione a cui sono state sottoposte le aziende
del trasporto pubblico, nonostante attualmente sia ancora parziale. É
bene evidenziare come i meccanismi di privatizzazione non siano progetti
casuali che avvengono, per pura coincidenza, allo stesso tempo e in
tutte le aziende del trasporto pubblico italiane: come più volte abbiamo
detto dal nostro blog, e nelle iniziative di comunicazione, esiste un
quadro chiaro di privatizzazione dei servizi pubblici e delle aziende
municipalizzate. Senza dover risalire agli anni ’90, da cui tutto è
cominciato, possiamo limitarci al decreto sulle liberalizzazioni del
governo Monti nel 2012. É chiaro, poi, che una serie di fattori
contribuiscano alla crisi attuale del trasporto pubblico (finanziamenti
irrisori, mala gestione, clientelismo, assurdi stipendi per i manager, e
chi più ne ha più ne metta), e chi nel nostro Paese governa ha,
chiaramente, come unica ricetta quella della privatizzazione.
A tutto questo i lavoratori e le lavoratrici del trasporto pubblico, in
varie città italiane e a più riprese, hanno cercato di dare una
risposta, attraverso mobilitazioni anche di massa. Sarebbe utile, qui,
evidenziare un altro dato: tenendo sempre come punto fermo l’inutilità,
o anche la pericolosità, dei sindacati confederali e concertativi in
queste mobilitazioni, ciò che riscontriamo negli ultimi mesi è un
protagonismo dei lavoratori (soprattutto degli autoferrotranvieri) che
va al di là delle sigle sindacali di provenienza. É questo un dato che
dovrebbe far riflettere tutti noi, poichè, probabilmente, in questi
ultimi mesi si è aperto un nuovo spazio di lotta, in cui finalmente le
vertenze e le mobilitazioni sono sganciate dalle logiche sindacali (pur
esistendo, ovviamente, importanti sindacati di base che in questi anni
si sono contraddistinti per una costante attività di lotta). Ciò che ci
sembra accomuni le mobilitazioni di Genova, Firenze, Roma è il
protagonismo assoluto dei lavoratori, il mettersi in prima linea
rifiutando i meccanismi della delega e della mediazione per essere
partecipi, realmente, dei propri destini.
A partire da questi presupposti, che dal punto di vista soggettivo delle
lotte significano già un miglioramento rispetto alla situazione di pochi
mesi fa, crediamo che debba intensificarsi l’attività di lotta dei
lavoratori e delle lavoratrici nelle singole città e vertenze, così come
debba aumentare, farsi concreta e reale, la solidarietà attiva non solo
degli utenti, ma anche di tutte quelle persone che subiscono questo
sistema economico, politico e sociale di sfruttamento. A nostro modo di
vedere, con i punti che abbiamo analizzato, la problematica risulta la
stessa in tutte le aziende del trasporto pubblico locale, per cui siamo
convinti che la strada da percorrere sia quella del coordinamento di
tutte le vertenze aperte a livello nazionale. Un coordinamento che non
poggi solamente sull’unificazione delle rivendicazioni, ma che sappia
mettere in relazione le varie iniziative e azioni di protesta,
mobilitazioni e scioperi e che sia patrimonio non solo degli
autoferrotranvieri ma anche di quelle categorie di lavoratori che più
sono esposti ai rischi della privatizzazione in quanto già
esternalizzati.
Crediamo che analizzare questa situazione e proporre questo tipo di
ragionamento non sia estraneo a un comitato per le autoriduzioni che da
anni si batte per un trasporto pubblico gratuito ed efficiente. In
quanto utenti dobbiamo supportare attivamente le lotte dei lavoratori,
poichè attraverso le loro rivendicazioni (come ad esempio l’assunzione
di mille nuovi autisti) passa un miglioramento nell’efficienza dei
trasporti. Impedire la privatizzazione, poi, permetterebbe di mettere un
freno agli interessi del profitto che costringono tutti e tutte noi a
pagare i costi della crisi del trasporto pubblico.
Potremmo concludere, dopo aver evidenziato aspetti sicuramente positivi
di questa situazione, analizzando alcuni limiti, in particolare
soggettivi, con cui, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti. Se queste
mobilitazioni hanno posto sia i lavoratori che i movimenti sociali che
li hanno supportati su un piano di offensiva, crediamo che buona parte
delle rivendicazioni siano ancora di natura difensiva: impedire la
privatizzazione di certo è positivo, ma chiaramente ci pone su un piano
ancora resistenziale, di difesa della situazione data. Cercando, invece,
di guardare oltre, immaginare uno scenario più a lungo termine delle
lotte che speriamo continuino e diventino ancora più forti, potrebbe
tradursi in una rivendicazione più alta: la ripubblicizzazione totale
del trasporto pubblico locale.