Un lunedì di pioggia e lotta!

Lunedì 20 Gennaio 2014: 

Corteo nazionale degli autoferrotranvieri autorganizzati

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Alle 14, piazzale Esquilino conta già più di un centinaio di autoferrotranvieri in agitazione. L’aria che si respira è di eccitazione, ma soprattutto aspettativa: questa la sensazione più
palpabile nell’aria. Grande è stato infatti l’investimento di forze dei
lavoratori nell’organizzazione di questa, nella speranza di riuscire a
costruire una mobilitazione di forte impatto che facesse da raccordo
alle lotte per la mobilità sparse in tutta Italia.
Per la prima volta una mobilitazione dei lavoratori Atac, che si muove
libera dal guinzaglio sindacale, si disvela nella sua concretezza.
Mobilitazioni di questo tipo non si vedevano a Roma da anni; notevole è
anche (relativamente alla situazione pregressa) la partecipazione
complessiva. Si è molti di più di un mese fa al Colosseo, il 20
Dicembre; molti lavoratori sono scesi da Genova, Pisa, Firenze, Torino
ed altre città. Tutti fortemente convinti della legittimità di questa
lotta alla privatizzazione e del suo essere indipendente da quei
sindacati che più dei lavoratori tutelano i padroni; c’è incertezza e
titubanza sulle pratiche da adottare, ma soprattutto allegria e
soddisfazione per il non piccolo risultato a cui si è arrivati oggi.
Quando la piazza è stata raggiunta dai movimenti, reduci dai numerosi
blocchi della mattinata, il corteo è partito con gli autoferrotranvieri
in testa alla volta di piazza S. Apostoli, dove si sono susseguiti gli
interventi dei vari lavoratori e degli utenti scesi al loro fianco.
Interventi che hanno ribadito il punto per cui questa non è solo una
vertenza lavorativa per prendersi le briciole lesinate dall’azienda in
cambio di placido consenso; è sì una battaglia per il lavoro (dignitoso
e non schiavistico e denigrante) ma soprattutto è una battaglia alla
privatizzazione dei beni pubblici ed alla loro gestione clientelare e
mafiosa.
Abbiamo quindi visto incontrarsi le due anime di questa giornata,
lavoratori ed utenti e li abbiamo visti sfilare fianco a fianco. Su
questo vorremmo porre l’attenzione: procedere assieme ed uniti è
necessario non solo perché entrambe le categorie hanno interessi ben
precisi in merito ma anche perché coordinare le diverse lotte è il
miglior modo per proseguire, intensificare ed allargare questo percorso
di fondamentale importanza, permettendo il dilagare della lotta ben
oltre le porte di Atac, nelle strade ed in tutti quei luoghi minacciati
da privatizzazioni e dalla politica selvaggiamente liberista portata
avanti dalle istituzioni.
Avanzare insieme quindi e avanzare oltre i contentini e le piccole
vittorie settoriali, perché ricordiamocelo: l’Atac non è un caso isolato
ma una goccia in un mare di realtà, lavorative e non, vessate e
minacciate dalla crisi e da chi questa crisi la gestisce a suo profitto
e piacere. Divisi siamo nulla, uniti possiamo riprenderci tutto.

Alcune riflessioni

Da dicembre ad oggi abbiamo visto un intensificarsi delle mobilitazioni
e delle vertenze aperte dai lavoratori del trasporto pubblico. Si
possono mettere in risalto alcuni passaggi chiave per cercare di
analizzare meglio la situazione: lo sciopero e le mobilitazioni, durate
5 giorni, dei lavoratori di Genova, che hanno raggiunto il risultato
parziale del blocco del piano di privatizzazione dell’azienda del
trasporto pubblico; lo sciopero di inizio dicembre dei lavoratori e
lavoratrici Ataf di Firenze; lo sciopero “bianco” (blocco degli
straordinari e applicazione alla lettera del codice della strada) dal 17
al 24 dicembre degli autisti Atac, con la mobilitazione congiunta di
questi e dei movimenti per la lotta della casa romani, come già si
diceva, del 20 dicembre; i presidi e azioni di protesta dei lavoratori
esternalizzati del cleaning staff di Atac tra dicembre e gennaio; per
arrivare, infine, all’importante manifestazione nazionale di lunedì
scorso.
Abbiamo elencato solo alcune tra le mobilitazioni avvenute negli ultimi
due mesi (potremmo anche citare Pisa e Livorno, Milano, Venezia,
Torino), poichè queste bastano ad avere un quadro chiaro e complessivo
delle problematiche del trasporto pubblico locale a livello nazionale.
Ovunque si volga lo sguardo pare chiaro che il problema principale,
originario, è la privatizzazione a cui sono state sottoposte le aziende
del trasporto pubblico, nonostante attualmente sia ancora parziale. É
bene evidenziare come i meccanismi di privatizzazione non siano progetti
casuali che avvengono, per pura coincidenza, allo stesso tempo e in
tutte le aziende del trasporto pubblico italiane: come più volte abbiamo
detto dal nostro blog, e nelle iniziative di comunicazione, esiste un
quadro chiaro di privatizzazione dei servizi pubblici e delle aziende
municipalizzate. Senza dover risalire agli anni ’90, da cui tutto è
cominciato, possiamo limitarci al decreto sulle liberalizzazioni del
governo Monti nel 2012. É chiaro, poi, che una serie di fattori
contribuiscano alla crisi attuale del trasporto pubblico (finanziamenti
irrisori, mala gestione, clientelismo, assurdi stipendi per i manager, e
chi più ne ha più ne metta), e chi nel nostro Paese governa ha,
chiaramente, come unica ricetta quella della privatizzazione.
A tutto questo i lavoratori e le lavoratrici del trasporto pubblico, in
varie città italiane e a più riprese, hanno cercato di dare una
risposta, attraverso mobilitazioni anche di massa. Sarebbe utile, qui,
evidenziare un altro dato: tenendo sempre come punto fermo l’inutilità,
o anche la pericolosità, dei sindacati confederali e concertativi in
queste mobilitazioni, ciò che riscontriamo negli ultimi mesi è un
protagonismo dei lavoratori (soprattutto degli autoferrotranvieri) che
va al di là delle sigle sindacali di provenienza. É questo un dato che
dovrebbe far riflettere tutti noi, poichè, probabilmente, in questi
ultimi mesi si è aperto un nuovo spazio di lotta, in cui finalmente le
vertenze e le mobilitazioni sono sganciate dalle logiche sindacali (pur
esistendo, ovviamente, importanti sindacati di base che in questi anni
si sono contraddistinti per una costante attività di lotta). Ciò che ci
sembra accomuni le mobilitazioni di Genova, Firenze, Roma è il
protagonismo assoluto dei lavoratori, il mettersi in prima linea
rifiutando i meccanismi della delega e della mediazione per essere
partecipi, realmente, dei propri destini.
A partire da questi presupposti, che dal punto di vista soggettivo delle
lotte significano già un miglioramento rispetto alla situazione di pochi
mesi fa, crediamo che debba intensificarsi l’attività di lotta dei
lavoratori e delle lavoratrici nelle singole città e vertenze, così come
debba aumentare, farsi concreta e reale, la solidarietà attiva non solo
degli utenti, ma anche di tutte quelle persone che subiscono questo
sistema economico, politico e sociale di sfruttamento. A nostro modo di
vedere, con i punti che abbiamo analizzato, la problematica risulta la
stessa in tutte le aziende del trasporto pubblico locale, per cui siamo
convinti che la strada da percorrere sia quella del coordinamento di
tutte le vertenze aperte a livello nazionale. Un coordinamento che non
poggi solamente sull’unificazione delle rivendicazioni, ma che sappia
mettere in relazione le varie iniziative e azioni di protesta,
mobilitazioni e scioperi e che sia patrimonio non solo degli
autoferrotranvieri ma anche di quelle categorie di lavoratori che più
sono esposti ai rischi della privatizzazione in quanto già
esternalizzati.
Crediamo che analizzare questa situazione e proporre questo tipo di
ragionamento non sia estraneo a un comitato per le autoriduzioni che da
anni si batte per un trasporto pubblico gratuito ed efficiente. In
quanto utenti dobbiamo supportare attivamente le lotte dei lavoratori,
poichè attraverso le loro rivendicazioni (come ad esempio l’assunzione
di mille nuovi autisti) passa un miglioramento nell’efficienza dei
trasporti. Impedire la privatizzazione, poi, permetterebbe di mettere un
freno agli interessi del profitto che costringono tutti e tutte noi a
pagare i costi della crisi del trasporto pubblico.
Potremmo concludere, dopo aver evidenziato aspetti sicuramente positivi
di questa situazione, analizzando alcuni limiti, in particolare
soggettivi, con cui, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti. Se queste
mobilitazioni hanno posto sia i lavoratori che i movimenti sociali che
li hanno supportati su un piano di offensiva, crediamo che buona parte
delle rivendicazioni siano ancora di natura difensiva: impedire la
privatizzazione di certo è positivo, ma chiaramente ci pone su un piano
ancora resistenziale, di difesa della situazione data. Cercando, invece,
di guardare oltre, immaginare uno scenario più a lungo termine delle
lotte che speriamo continuino e diventino ancora più forti, potrebbe
tradursi in una rivendicazione più alta: la ripubblicizzazione totale
del trasporto pubblico locale.

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ancora aumento dei controlli!?

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Mentre in queste settimane si moltiplicano le pressioni e le minacce ai lavoratori da parte dell’azienda (ci arrivano voci di vero e proprio terrore tra chi vorrebbe ribellarsi ma teme di perdere il lavoro) l’ATAC pensa bene di rilanciare la sua ridicola campagna contro l’evasione sui mezzi pubblici. NOn si ammettono le responsabilità di chi ha rubato milioni di euro di soldi pubblici, della collettività, mentre a Roma aumentavano traffico e smog e il biglietto aumentava di 50 centesimi. Cercano di ribaltare il problema, di far credere che l’azienda è indebitata perché esistono i “portoghesi” (espressione razzista e stupida, anche perché almeno l’azienda di trasporti genovese non si è rubata tutti quei soldi), perchè qualcuno si ostina a fare il “furbetto”, e il buon papà Marino adesso ci pensa lui e darci una bella lezione! MA SE AVETE GLI AMMINISTRATIVI IN ESUBERO, TRA TUTTE LE COSE, DOVETE PROPRIO METTERLI A FARE I CONTROLLORI IN BORGHESE??

Lo ribadiamo, lo ribadiremo sempre più forte, il servizio di trasporto pubblico è già pagato dalla collettività con la fiscalità, e chi ruba non siamo noi ma i padroni dell’azienda e i politici che ricevevano i soldi dalla vendita di biglietti falsi. NON PAGARE IL BIGLIETTO E’ UNA FORMA DI RIAPPROPRIAZIONE DI QUALCOSA CHE CI APPARTIENE, UN ATTO POLITICO BEN CHIARO.

(su repubblica roma il resto dell’articolo)

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Ridicole intimidazioni

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Trovandosi nuovamente travolta dagli ultimi scandali riguardanti la criminale gestione dell’azienda dei trasporti (parliamo dello scandalo dei biglietti clonati) ma soprattutto messa in difficoltà dalle recenti mobilitazioni unitarie attuate dai lavoratori atac e dall’utenza romana (http://www.romatoday.it/cronaca/manifestazione-autisti-atac-movimenti-20-dicembre-2013.html) L’ATAC passa al contrattacco recapitando a Micaela Quintavalle, portavoce dei lavoratori autorganizzati sotto la sigla “Cambiamenti M410” , una lettera di sospensione del servizio per 10 giorni, addebitandole la partecipazione “in divisa” alla trasmissione Porta a Porta.

E’ chiaro il tentativo dell’azienda di intimidire chi in questi ultimi mesi si è rifiutato di dare la propria disponibilità a ricoprire turni straordinari, rallentando di fatto il servizio nel periodo natalizio, legandovi la richiesta di stabilizzazione dei lavoratori interinali, il riconoscimento e il pagamento degli arretrati, e l’opposizione al tentativo di privatizzare l’Atac, rivendicando sotto varie forme il diritto alla mobilità per tutti.

La lotta per un trasporto pubblico e gratuito per tutti è legata necessariamente al miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori e lavoratrici dipendenti Atac, perché è solo con l’unità di chi è artefice quotidiano del funzionamento di un servizio precario, che si regge sugli straordinari dei pochi dipendenti di ATAC, e chi quel servizio lo utilizza, magari per recarsi in un altro posto di lavoro altrettanto precario, può essere la carta vincente per mettere alle spalle al muro chi sulle nostre spalle ci fa profitti.

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non si paga neanche a natale

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Da marzo a maggio 2013 l’ATAC ha pensato bene di coinvolgere circa 3000 studenti di scuole elementari e medie romane in un progetto chiamato “Ragazzi, si parte con Atac”. Il costo del progetto non si può sapere, ma per l’educazione al rispetto delle regole l’Atac è disposta a tutto! Peccato che l’ ex amministratore delegato Atac Patrimonio Gioacchino Gabbuti, che è stato per molti anni anche dirigente Atac, nel 2013 abbia preso 18.000 euro come amministratore, 37.613 euro come amministratore esecutivo, 350.000 euro come retribuzione fissa (retribuzione indipendente dalle prestazioni raggiunte) e 245.000 come compenso variabile (in base al risultato).
compensi
Gabbuti è inoltre coinvolto nello scandalo sui conti segreti della San Marino Investment (Smi) del conte Enrico Maria Pasquini , nello scandalo sulle auto aziendali usate in vacanza e presumibilmente nello scandalo dei biglietti clonati.
Ma l’atac si è liberata di Gabbuti e altri 11 dirigenti… pagandoli però in totale 5 milioni di euro di fuoriuscita.

Solo uno dei tanti nomi, e uno dei tanti motivi per cui ribadiamo che pagare il biglietto non è un gesto da furbetti, ma una presa di posizione politica contro i veri ladri di questo sistema. E’ una forma di riappropriazione di un servizio che è della collettività, e non di pochi manager strapagati.

Quindi…

fonti:
inchiesta fondi neri

vacanze

5 milioni di fuoriuscita

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dall’autorità giudiziaria ci andassero i dirigenti dell’ATAC!

azione atac metro

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IL TRASPORTO PUBBLICO E’ UN BISOGNO DI TUTTI

atac mani

Ecco il testo di lancio della manifestazione di venerdì prossimo 20 dicembre a Roma

Le manifestazioni e gli scioperi decisivi del trasporto pubblico locale di Genova, Firenze, Livorno, Pisa e tante altre città, ci confermano che è in atto un preciso piano di spacchettamento e privatizzazione delle aziende municipalizzate. L’accordo firmato a Genova non è che una conferma. Si sperpera per anni il patrimonio pubblico e poi, quando il servizio diventa ingestibile visto il default, si convince la cittadinanza che la privatizzazione è l’unica speranza di avere un servizio essenziale. Parallelamente si mettono a tacere le storie, sempre uguali, di sprechi, consulenze esose, manager strapagati. Come lavoratori e cittadini che si preoccupano della cosa pubblica, guardiamo con interesse il dibattito di gran moda in questi giorni sul futuro dell’Atac, “l’opera di rigorosa ristrutturazione della spesa e riordino delle società municipalizzate” che tutti reclamano a gran voce in questi mesi non è stata neanche presa in considerazione. Il Sindaco ha parlato di una moralizzazione dell’Atac innescata dal momento del suo ingresso in Campidoglio. Peccato che nessuno se ne sia accorto. Ci si aspettava un segnale di discontinuità col passato attraverso l’emarginazione dei personaggi collusi con le precedenti gestioni e una presa di posizione chiara a favore dei lavoratori che vedono peggiorare le condizioni del loro lavoro. Ricordiamo di aver visto in questi lunghi anni una continuità nella mala gestione (Rutelli, Veltroni e infine Alemanno), esclusivamente attribuibile alla politiche di precarizzazione dei lavoratori ed un peggioramento del diritto ad una mobilità accessibile, efficiente e sostenibile. Il trasporto pubblico è da anni in totale default di diritti per i lavoratori e di servizi per gli utenti. Siamo stremati dagli straordinari obbligatori, dal traffico, dai cantieri eterni, dagli scandali, dagli sprechi di risorse pubbliche, dall’aumento del titolo di viaggio a fronte dal servizio pessimo che viene fornito. Il diritto alla mobilità per centinaia di migliaia di pendolari non è neanche minimamente garantito.

Il debito Atac (1,6mld) non si misura con le inefficienze dei lavoratori o con il mancato pagamento dei biglietti come ci vogliono far credere, ma con i 70 milioni di biglietti falsi l’anno prodotti proprio dalle tipografie interne all’Atac che andavo a rimpinguare le casse dei partiti, dalla parentopoli di Alemanno, dagli stipendi d’oro dei suoi dirigenti, dagli appalti gonfiati e dal taglio dei finanziamenti pubblici date dalla “spending review” negli ultimi governi multicolore.

Riteniamo necessario aprire anche a Roma una mobilitazione che discuta del problema del mantenimento di un Atac pubblica, contro le ruberie della politica e degli eventuali privati come già avvenuto a Firenze. Vogliamo discutere di un diritto ad una mobilità efficiente e garantita per tutti.

L’alleanza dei lavoratori del trasporto pubblico con i cittadini è l’unica soluzione vincente, per mettere con le spalle al muro l’amministrazione comunale e per dare uno slancio maggiore per la preparazione del corteo nazionale di Gennaio proposto dagli autoferrotranvieri di tutta Italia.

Le reti sociali dell’acqua, rifiuti, energia, casa, scuola, sanità, che pongono nella quotidianità la discriminante “del pubblico contro il privato”, sono gli altri interlocutori privilegiati di questa grande battaglia per il benessere collettivo.

Per questi motivi diamo appuntamento a tutti i cittadini, gli utenti, i comitati di pendolari, i lavoratori dell’Atac e delle aziende esternalizzate alla manifestazione che si svolgerà il 20 dicembre dal Colosseo al Campidoglio. Siamo arrivati al capolinea, vogliamo che siano presi immediatamente provvedimenti in merito:

– No alle privatizzazioni del servizio pubblico

– Riqualificazione e potenziamento del servizio offerto alla cittadinanza

– 1000 assunzioni subito per un servizio che non si regga sugli straordinari di chi lavora

– Stabilizzazione dei lavoratori interinali chiamati solo nei periodi di maggiore necessità

– Pagamento di tutti gli arretrati agli autoferrotranvieri

– Razionalizzazione delle risorse aziendali, la riduzione delle posizioni amministrative e dei benefit ad personam e l’azzeramento degli attuali vertici aziendali

– Ricollocazione delle figure improduttive in posizioni operative, così da colmare la carenza di personale attivo

– Revisione delle procedure di appalto per una riduzione degli sprechi e una maggiore trasparenza

– Accesso alla mobilità per tutti, differenziazione del titolo di viaggio, un percorso di agevolazione meno burocratizzato e accesso gratuito per gli studenti (anche non residenti), i disoccupati e precari eliminando le tessere di libera circolazione elargite come bonus elettorali

20 DICEMBRE MANIFESTAZIONE DAL COLOSSEO AL CAMPIDOGLIO ORE 17

lavoratori ed utenti Atac contro le privatizzazioni e per il diritto alla mobilità

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Gli insegnamenti degli autisti dell’ATAF

da clashcityworkers.org

Due giorni di sciopero selvaggio hanno portato ad un accordo che in buona sostanza rimanda lo scontro su alcune questioni, che l’azienda non ha rinunciato a rimettere sul piatto: rimandata al 31 gennaio la disdetta degli oltre 300 accordi integrativi, accordo che consente di mantenere gli attuali livelli retributivi e o stesso impianto orario; rimandato anche lo spacchettamento di ATAF sotto tre differenti padroni, di cui si ridiscuterà solo dopo la gara regionale per il trasporto pubblico toscano; positivo aumento delle ore di lavoro per i part-time, che verranno assunti come full-time dal 7 gennaio prossimo.

Preso così l’accordo ci dice poco, o nulla: dilata una situazione di stallo e poco più. Per capire che portata ha avuto la lotta dei lavoratori ATAF dobbiamo per forza inquadrare, inserire in un contesto più ampio quella che in apparenza è “solo” una vertenza sindacale. Ogni evento puntuale, in questo caso la lotta di una categoria di lavoratori di una sola città, influenza settori sociali e modifica l’immaginario di gruppi anche molto lontani geograficamente, i lavoratori della stessa categoria residenti in altri luoghi, ad esempio, ma non solo. Tutto sta nel dotarsi delle lenti giuste per leggere la realtà, scremando le nostre considerazioni dagli schizzi che inevitabilmente si sollevano quando lanciamo un sasso nello stagno: bando dunque alle cazzate di Bonaccorsi (ad di Ataf Gestioni) sui complotti politici contro Renzi, chiediamoci piuttosto cosa ha da dire (e a quale pubblico) questa lotta.

Privato: bello e impossibile

Una prima considerazione è che il processo di privatizzazione continua a scontrarsi con la volontà dei lavoratori. Dal 2011, quando le amministrazioni comunali, Firenze in testa, hanno avviato il processo per l’assegnazione di ATAF ad un investitore privato, i lavoratori non sono certo stati a guardare. Quello del 5 dicembre è stato solo l’ultimo di 10 scioperi contro la privatizzazione, il più determinato e dirompente, segno che la determinazione degli autisti è lungi dall’essersi assopita. D’altronde il processo di privatizzazione rivela nuovi inquietanti traguardi, che se raggiunti dall’azienda potrebbero fiaccare la stessa resistenza dei lavoratori. L’ingresso del privato, difatti, oltre al suo strascico di esuberi e tagli alle linee, sembra che stia portando con se anche un processo di spezzettamento molto simile a quanto avviene nelle ferrovie1: il padrone si riserva la parte del lupo, controllando linee strategiche di sviluppo e mantenendo il grosso dell’azienda (BusItalia), mentre la gestione ordinaria di alcune linee e le relazioni con i dipendenti vengono suddivise con le altre società (Cap e Autoguidovie). Il risultato concreto, dal punto di vista dei dipendenti, è una giungla di contratti diversi entro la quale è ancora più arduo districarsi pur di trovare una linea rivendicativa ed un momento decisionale comune. Rinviando lo spacchettamento di ATAF, i lavoratori hanno prima di tutto conservato la propria capacità contrattuale di fronte al padrone, dimostrando al contempo che la partita della privatizzazione è tutt’altro che chiusa.
I fought the law

Può sembrare banale, ma i fatti di Genova hanno dimostrato con estrema semplicità che “la lotta paga”, e ciò che è avvenuto a Firenze (ma anche a Pisa e Livorno), conferma il detto. L’unico sciopero che è riuscito a riportare l’azienda sui suoi passi ha dovuto necessariamente scontrarsi con la legge 146 del 1990. Persino Renzi, uno dei primi responsabili della privatizzazione a Firenze, ha espresso la propria solidarietà alle famiglie degli autisti, costrette a sopportare un ammanco nel bilancio domestico di 500-600 euro a causa dello sciopero politico scatenato dagli stessi nei suoi confronti (sic!). In totale nei due giorni di sciopero sono scattate circa 450 più 612 (1062!) denunce per interruzione di pubblico servizio nei confronti dei dipendenti ATAF. Resistere a lungo sottoposti a questo ricatto è difficile, a patto di essere in grado di generalizzare la lotta, tanto a livello di categoria, quanto a livello intercategoriale. Chi è stato dentro la piazza ha colto questa consapevolezza rappresentata dagli stessi lavoratori nella presenza delle delegazioni di Genova e di Roma, con i volantinaggi agli utenti, nei discorsi e negli slogan.

Guerra al conflitto

Nel concreto il protagonismo operaio di questi giorni non può che coagularsi intorno ad un riferimento organizzato che tenga insieme un piano conflittuale con un atteggiamento anti-corporativo, disposto ad uscire dai limiti angusti della categoria per cercare un’alleanza con altri lavoratori e con gli utenti. Non ci è dato sapere cosa potrà accadere a Genova, dove il primo sindacato, la FAISA, si è delegittimato in un pubblico harakiri il giorno dell’accordo. A Firenze si è spezzato l’incantesimo concertativo che consentiva a CGIL-CISL e UIL di firmare accordi separati con l’azienda senza intaccare i rapporti con i lavoratori. È qualcosa che si poteva prevedere dall’inizio del processo di privatizzazione, ma che solo ora raccoglie intorno al gruppo del Cobas tanto il compito di“organizzare della rabbia”, quanto la responsabilità di costruire un rapporto con gli autisti delle altre città e con i lavoratori di altre categorie. Tuttavia il segnale più impetuoso, non è stato dato dall’isolamento in cui alcune sigle sindacali si sono ritrovate di per sé, quanto dalla capacità dei lavoratori di opporre agli accordi separati il potere decisionale delle assemblee. I delegati hanno così potuto (e dovuto) trattare con la controparte senza interrompere lo sciopero, costantemente sostenuti dagli altri lavoratori in presidio. Una grande lezione di unità, a cui anche i sindacati confederali dovranno adeguarsi2.

Cambia il vento, cambia il tempo

Non sappiamo verso quali lidi ci stia spingendo il vento di Genova. Ci limitiamo per ora a segnalare che la lotta degli autisti è tutt’altro che conclusa. Le singole vertenze cittadine sono state semplicemente rinviate, mentre è in preparazione una manifestazione nazionale di categoria a Roma, in totale rottura con il sindacalismo concertativo. Per queste mobilitazioni non possiamo aspettarci né una sovra-esposizione mediatica né alcuna benevolenza dello Stato. Sta a noi dunque organizzarci per creare la giusta attenzione intorno ad esse e per coglierne i frutti migliori in termini di coscienza e di insegnamenti.


note
1 Non a caso il nuovo padrone di Ataf Gestioni, BusItalia, è una controllata di Ferrovie dello Stato.
2 Lo stanno già facendo, in senso repressivo, applicando a tutti i comparti l’accordo sulla rappresentanza del 31 maggio 2013.

fonte http://clashcityworkers.org/documenti/commenti/1197-gli-insegnamenti-degli-autisti-ataf-firenze.html

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emergenza abitativa a pesaro e urbino

pesaro urbino
Anche nella provincia di Pesaro-Urbino si è finalmente cominciato a parlare di emergenza abitativa: alcune delle realtà attive da anni su questo territorio, organizzate nella Rete Disoccupati Precari Studenti – Pesaro Urbino sono riuscite a far emergere pubblicamente il problema, mentre il sostegno e la solidarietà attiva ad una prima occupazione abitativa a Fano ha fatto il resto. Il primo dato che consegniamo alla classe politica del territorio è chiaro: con l’ organizzazione e la partecipazione dal basso possiamo riprenderci i diritti che quotidianamente ci vengono negati. Solo nella nostra provincia sono state rilevate 70 richieste di sfratto al mese, in tutto il paese ne avvengono all’incirca 60 000. La classe politica, sempre più lontana dalla gente e impegnata nella difesa dei propri privilegi, continua a non dare risposte.

Come studentesse e studenti, dopo questa prima esperienza, rivolgiamo lo sguardo ad Urbino, dove studiamo e viviamo e quello che notiamo è un disagio abitativo che, seppur in maniera differente rispetto ai grandi centri abitati, coinvolge questa città campus come il resto del paese. Abbiamo quindi deciso di stilare e distribuire un questionario allo scopo di ricavarne dei dati rispetto alla situazione reale.

Canoni d’ affitto difficilmente sostenibili, locazioni in nero, se va bene contratti che dichiarano il falso, norme minime di igiene e sicurezza edilizia non rispettate, canoni esorbitanti per le camere dei collegi universitari, assenza di manutenzione, caparre e anticipi insostenbili richiesti dalla agenzie, un accresciuta difficoltà generale nel sostenere le spese di alloggio. Questi sono i dati che emergono dopo una prima fase di diffusione e lettura dei questionari.

Nel frattempo, abbiamo pensato di aprire uno sportello di autotutela abitativa nella Libera Biblioteca De Carlo (ex-magistero, aula c3). Quest’ esperienza nasce in concomitanza con lo sportello anti-sfratto appena attivato a Pesaro e intende essere un primo strumento a disposizione per quanti vogliano segnalare abusi o situazioni di disagio. Tuttavia il lavoro di inchiesta continua ed è anche per questo motivo che portiamo questa esperienza in uno spazio autogestito all’interno della facoltà, allo scopo di farne luogo di elaborazione e soluzione collettiva del problema.

Mentre in tutto il paese si moltiplicano le occupazioni abitative e le mobilitazioni in difesa del diritto alla casa, anche in questo territorio si percepisce l’esigenza di organizzarsi per riscattare una situazione di subalternità in cui ci viene negato quotidianamente il diritto ad una vita degna.

Lo sportello sarà attivo dallunedi’ al giovedì, dalle ore 15:00 alle 18:00.

CASE PER TUTT* !
Libera Biblioteca De Carlo

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*UTENTI E LAVORATORI DALLA STESSA PARTE*
Ha ormai preso corpo la mobilitazione Autorganizzata dei lavoratori ATAC che, stanchi delle promesse dei politicanti di turno e dei falsi accordi e continui pompieraggi da parte dei sindacati istituzionali, sempre meno credibili, hanno deciso di lottare per condizioni di lavoro dignitose ed un trasporto efficiente e davvero pubblico.
È sotto gli occhi di tutti che la gestione dell’azienda
comunale dei trasporti segua gli interessi dei viscidi
vertici dell’amministrazione, dei traffichini delle varie
aziende ammanicate nella gestione del trasporto pubblico
capitolino e della politica (non solo locale), facendo
ricadere disagi e disastri sui lavoratori e sugli utenti che si muovono ogni giorno. I primi sono costretti a condizioni lavorative pessime, tra turni massacranti, ore su ore di straordinario (che da sole coprono dal 30 al 50 % del servizio totale), impossibilità di smaltire le ferie e veicoli guasti e pericolanti, tratte improvvisate e pause lasciate al caso, a fronte di salari sempre più bassi e pressione psicologica ai limiti della sopportazione. I secondi si barcamenano tra tempi interminabili di attesa alle fermate, mezzi che sono veri e propri carri bestiame e notturni fantasma: disagi quotidiani e sempre peggiori a cui l’Atac risponde con un continuo peggioramento del servizio e l’aumento dei prezzi di biglietti e abbonamenti.
Situazione ben evidenziata anche dal recente scandalo dei biglietti clonati (che hanno fruttato 70 milioni di euro di utili l’anno per circa 13 anni in nero al CdA dell’azienda) avvenuto sotto gli occhi delle amministrazioni sia di destra che di sinistra, dalla simpatica abitudine che aveva l’ex sindaco Alemanno di mettere nei posti chiave dell’azienda suoi parenti ed amici, dagli interminabili cantieri (uno su tutti, quelli della Metro C) appaltati a ditte coinvolte in innumerevoli inchieste e responsabili di continue devastazioni ambientali (quali il colosso romano Salini), da una gestione tecnica dei nuovi interventi quanto mai dubbia (basti pensare al flop della metro B1 ed a tutti gli incidenti in cui è incappata in un solo anno di vita).
Ma in realtà ci basta semplicemente guardarci attorno per comprendere la situazione in cui versano i trasporti romani. Chi usa i mezzi pubblici lo sa bene.
Cosa fa la dirigenza Atac a fronte di questo? Punta il dito contro i “furbetti” che non pagano il biglietto, stanchi di un pessimo servizio, sguinzagliando orde di controllori (anche in borghese) sugli autobus, sorveglianti armati ai tornelli, delegando le multe anche agli ausiliari del traffico e ventilando perfino l’ipotesi di portare bambini in gita con gli ausiliari a multare la gente. Nel frattempo fa fioccare richiami e sanzioni verso i dipendenti che provano a dissentire. Insomma, un perfetto specchio dell’attuale situazione del paese.
Allora è giusto lottare, alzare la testa accanto ai lavoratori in agitazione, perché un trasporto pubblico, gratuito ed efficiente, come un lavoro dignitoso, garantito e non schiavistico sono lotte di tutti e tutte. Mettere da parte l’indifferenza e l’indignazione passiva, la rabbia addomesticata, magari contro l’autista in sciopero, che fomentano una strisciante guerra tra poveri a solo vantaggio dei padroni. Lottare uniti in un fronte compatto è l’unica possibilità vincente per riprenderci ciò che è nostro e che sempre più ci viene rubato. Non pagare il biglietto, sostieni la lotta di chi ogni giorno ti porta in giro per Roma e prenditela con chi veramente ti sta rubando tutto. Dalla prossima settimana si registreranno disagi perché molti lavoratori dell’ATAC applicheranno alla lettera il contratto per cui i servizi saranno ancora più scadenti. Non te la prendere con il lavoratore, ma con chi lo vuole sfruttare! Non avercela con chi non paga il biglietto, ma con chi ha rubato a noi tutti 910.000.000 euro con i biglietti clonati!
Tieniti aggiornat* su nonvipaghiamo.noblogs.org

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CASE OCCUPATE, MENSE E LIBRERIE AUTOGESTITE! OCCUPA E AUTORGANIZZATI NEI TUOI QUARTIERI!

Anche se i giornali non ne parlano, se non in tono accusatorio, i politici fingono di non vedere, l’opinione pubblica storce il naso di fronte ad azioni “illegali”, in questi mesi molte cose si stanno muovendo… in tutta Italia si cercano delle soluzioni alla crisi che partano dai bisogni essenziali come la casa, la salute, l’istruzione, la cultura. Da mense autogestite a case occupate, da pratiche di autoriduzione dei biglietti fino a palestre auutogestite a prezzi popolari, dal basso nascono forme di lotta e contropotere che non siano semplici forme di riappropriazione ma che vogliono costruire le fondamenta di un nuovo sistema anticapitalista basato su nuovi valori e nuove relazioni. Le lotte dei lavoratori o le occupazioni di spazi abbandonati vengono criminalizzate per la loro carica di conflittualità ma per noi sono esperienze che dovrebbero moltiplicarsi nei quartieri e nei luoghi di lavoro, perché non abbiamo paura di riprenderci ciò che ci viene tolto ogni giorno dalle speculazioni edilizie e dallo sfruttamento del lavoro, dalle privatizzazioni dei servizi e dal capitale che ci vorrebbe sottomessi e inermi.

Questo video è un’intervista a una compagna dell’ex cuem di milano, la libreria occupata e autogestita alla Statale di Milano.

Questa è un’intervista a un compagno di Degage, studentato occupato il 6 aprile a Roma in un edificio abbandonato della provincia.

Questo video racconta l’esperienza della mensa autogestita a Napoli, alla Federico II, dove studenti e lavoratori tre volte alla settimana offrono pasti a prezzi popolari!

Qui un video girato nella palestra popolare di Ostia!

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