Chi siamo

 

A partire dall’autunno scorso un’assemblea composita di studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici, ha cominciato a riunirsi all’università La Sapienza per confrontarsi su metodi concreti per rispondere alle cosiddette misure anticrisi. Dall’assemblea è emersa la necessità di trovare delle pratiche che non solo permattano di ricacciare al mittente le misure “lacrime e sangue” che ci stanno infliggendo, ma che consentano anche di autoridursi i costi della crisi, di arrivare ad una riappropriazione di reddito per tutti e tutte gli/le sfruttati/e.

 

La crisi che viviamo ormai da anni infatti non è una crisi passeggera, ma connaturata al sistema capitalista stesso. I mezzi di comunicazione, gli economisti e i governi sostengono che questa crisi possa essere risolta soltanto attraverso i nostri sacrifici. Ma non è così, quello che abbiamo di fronte è un violento attacco dall’alto. Su scala globale padroni, banchieri, politici, guidati dalle istituzioni finanziarie, ci stanno imponendo gli stessi metodi: drastici tagli alla spesa pubblica, licenziamenti di massa, privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici. Queste misure non sono altro che la conferma e l’esasperazione, nel contesto di crisi, della tendenza diffusa da ormai 30 anni di neoliberismo e globalizzazione: socializzazione dei debiti privati da un lato e privatizzazione dei servizi sociali dall’altro. L’attacco che stiamo subendo si estende in vari campi: licenziamenti e riduzioni nette di salario per quanto riguarda il lavoro; nel campo della sanità riduzione dei servizi pubblici e allo stesso tempo aumento del costo degli stessi; nel campo della formazione la scuola e l’ università sono assoggettate alle stesse logiche di speculazione e profitto.

 

Nella città di Roma la vicenda riguardante Atac, l’azienda del trasporto pubblico locale, mostra in modo molto chiaro cosa comportano “queste misure anticrisi”. I lavoratori e le lavoratrici sono continuamente sottoposti alle logiche del ricatto e della minaccia. Infatti il rischio di fallimento dell’azienda fa circolare lo spettro del licenziamento, e la possibilità di disdetta dell’accordo integrativo comporterebbe la perdita al salario di centinaia di euro. Tutto questo a causa delle difficoltà finanziarie di Atac, dovute sì al taglio dei fondi dell’ Unione Europea e dai governi, ma generate anche decenni di gestione dissennata e privatistica di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico: società satellite che vengono scorporate e riaccorpate generando ingenti profitti privati ed enormi perdite pubbliche, stipendi d’oro per i manager, assunzioni a chamata diretta per amici e parenti, il tutto a scapito della sicurezza sul lavoro e della manutenzione delle linee. Per quanto riguarda l’utenza da Giugno entrerà in vigore l’aumento del biglietto che passerà da 1 a 1,50 euro. Questo aumento fa parte del piano già in atto di riduzione del servizio e del taglio di molte linee, specie nelle zone periferiche della città. Oltre all’aumento non sarà più possibile avere un unico abbonamento per i mezzi Atac, Cotral e i treni regionali, costringendo i pendolari all’acquisto di molteplici abbonamenti.

 

Pensiamo che tutto questo non sia più accettabile. Riteniamo che il diritto alla mobilità sia un diritto fondamentale per le società contemporanee. Il servizio scadente e i costi imposti sono cause di emarginazione sociale, nei territori metropolitani come nelle province. Per questo pensiamo che nel momento in cui alzano le tariffe e peggiorano i servizi sia giusto e necessario non pagare più e proporre un altro modello possibile, che non pensi a costruire opere avveniristiche peri ricchi quali il Tav, ma che garantisca il diritto alla mobilità a tutti e a tutte.

Quello che ci rubano dall’alto, riprendiamocelo dal basso!

 

 

 

 

5 risposte a Chi siamo

  1. Nuntepago scrive:

    intanto chi ti dice che siamo giovani studenti?pregegiudizi forse? forse vi fa comodo pensare che a non pagare siano solo dei giovani veterocomunisti che non hanno idee brillanti..la ribellione, che può assumere anche queste forme, è una cosa antica, non vetero-… abbiamo prodotto un documento che copre diverse tematiche, dall’ambiente alla casa, dall’alimentazione allo spettacolo. perché non gli dai una letta prima di giudicare in base a qualche adesivo appiccicato in giro (e non siamo solo noi ad attaccarli, te lo garantiamo!)

  2. Carlo scrive:

    Forma di protesta veterocomunista. Da giovani studenti mi sarei aspettato qualcosa di più brillante e meno stantio degli anni ’70. Inoltre avete imbrattato le fermate con i vostri adesivi. Non siete migliori di quelli che affermate di combattere. Non lamentatevi se i vostro prossimi datori di lavoro si autoridurranno la quota destinata ai salari.

  3. Pierluigi scrive:

    Ciao, credo che la vostra posizione sia inaccettabile.
    Voi siete ladri ed orgogliosi di esserlo.
    I graffiti non sono belli, sono orribili e generano solo degrado.
    Saluti.

  4. Nuntepago scrive:

    incivile non è un insulto per noi, e se ci vuoi definire teppisti non ci offendi. per quale motivo dovremmo protestare contro l’illegalità (noi stessi lo siamo) e difendere delle leggi che rifiutiamo? noi non vogliamo un’azienda gestita da privati nè da manager miliardari, non vogliamo lavoratori sfruttati, stressati, sottopagati, non vogliamo videocamere ovunque, non vogliamo un servizio ridicolo e offensivo che oltretutto dovremmo pure pagare (perchè, le tasse che lo Stato e la regione ricevono non bastano?). e i graffiti sono belli, rendono molto meno anonimo uno spazio dove ti rincoglioniscono con quei maledetti schermi a volume altissimo, dove sei circondato da cartelloni pubblicitari, security e videocamere. chi sei tu per giudicare chi non paga? vuoi buttare via i tuoi soldi per pagare lo stipendio di ladri incapaci-lo sai che tosti, dopo aver rubato milioni di euro alla città di roma, ora è stato rimosso? forse allora non siamo così stupidi noi….-e pagalo il biglietto, ma non pretendere che chi vive nelle periferie, chi fa il pendolare, chi non ha i soldi per permettersi nè la macchina nè l’abbonamento debba pagare come te. incitare a non pagare il biglietto per noi non è gravissimo, ma bellissimo e potrebbe essere l’inizio di una lotta diffusa. ciao.

  5. Pierluigi scrive:

    La vostra protesta è incivile. Solo dei teppisti incivili, infatti, possono usare i mezzi pubblici senza pagare i biglietti.
    Perchè non protestate, invece, contro chi deturpa le stazioni, i treni, i mezzi pubblici con scritte, graffiti e altre idiozie? Perchè non protestate contro l’ILLEGALITA’ dilagante?
    I mezzi pubblici si pagano come il sottoscritto fa da SEMPRE.
    Chi incita a non pagare il biglietto si dovrebbe vergognare, fatevi un esame di coscienza.

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