Atac esce da Metrebus e “scarica” i pendolari

La mossa dell’ad Carlo Tosti per aumentare il prezzo dei biglietti: addio al consorzio con Cotral e Trenitalia. E a pagare le conseguenze dei tagli saranno i cittadini.

Nella guerra che la Regione ha dichiarato ad Atac, a rimetterci come al solito sarà l’anello debole della catena: pendolari e utenti. Che col nuovo anno, se l’ultimatum dell’ad Carlo Tosti resterà inascoltato, dovranno farsi il segno della croce e sperare di arrivare. Trenini e collegamenti extraurbani non saranno più garantiti. Bus e metrò ridurranno le corse.
Dopo il vertice di giovedì scorso, nel corso del quale l’assessore regionale Francesco Lollobrigida ha annunciato la decurtazione dei fondi per il contratto di servizio relativo alle ferrovie concesse (da 94 a 55 milioni) e per quello del trasporto cittadino (meno 40 milioni), Tosti ha preso carta e penna e inviato due lettere di fuoco: una allo stesso titolare della Mobilità laziale, l’altra al consorzio Metrebus. La prima per comunicare che, alla luce degli 80 milioni di tagli e del mancato via libera alla manovra tariffaria necessaria a far quadrare i conti, Atac sarà costretta  –  dal 1° gennaio 2012  –  a “sospendere e/o limitare l’esercizio” sulle linee RomaLido, TerminiGiardinetti e RomaViterbo, valutando se “scorporare dalla società, d’intesa con il socio unico Roma Capitale, il ramo d’impresa interessato”: il che comporterà la restituzione di treni, infrastrutture e personale, con inevitabili disservizi per gli utenti.
L’altra l’ha invece spedita al Consorzio Metrebus, stavolta per notificare l’avvio delle procedure per disdettare il contratto che lega l’Atac a Cotral e a Trenitalia:

  significa che se finora i pendolari potevano acquistare un solo biglietto o un unico abbonamento per viaggiare su treni regionali, pullman extraurbani, bus e metropolitane romane, con l’anno nuovo  –  con il cambio del gestore  –  dovranno munirsi di un ticket per ogni tratta percorsa. Oltre a subire i disagi conseguenti. Una mossa obbligata per l’azienda capitolina: solo così potrà aumentare i biglietti in autonomia, senza aspettare l’ok della Regione: da 1 euro con validità 75 minuti a 1,5 euro per 100. Misura che, se attuata, sarebbe un autentico disastro per Cotral e gli abitanti del Lazio che usano i collegamenti da e verso Roma: l’azienda dei trasporti regionale è infatti sprovvista, tanto per dirne una, della rete di distribuzione e vendita dei ticket.
Non aveva altra scelta, Tosti. Con i suoi è stato chiarissimo: “Con le risorse date non è possibile garantire il servizio”. Perché è vero che il governo ha tagliato 160 milioni all’anno al fondo dei trasporti laziali, ma il 50% è stato imputato alla sola Atac. In sostanza: la Regione se n’è infischiata (“volutamente”, maligna più d’uno) del precario stato di salute di un’azienda che sta per chiudere l’esercizio in corso con l’ennesimo profondo rosso: meno 200 milioni. Per salvarla, l’ad ha assoluto bisogno che il Piano industriale 20112015 dispieghi al più presto i suoi effetti, a partire dalla manovra tariffaria che vale 35 milioni. E soprattutto che Comune e Regione capiscano la drammaticità della situazione, visto che finora i numerosi solleciti, verbali e scritti, non sono serviti neanche a far aprire un tavolo di trattativa alla Pisana.
Non bastano più l’abbattimento dei costi (meno 40 milioni) e la stretta sui conti, che ha migliorato di 24 milioni il margine operativo lordo. E neppure la disdetta dei contratti integrativi che ha scatenato lo scontro con i sindacati. Senza azioni forti l’azienda rischia il crac. Appesantita, tra l’altro, dal netto rifiuto della Poverini di riconoscere i 600 milioni di crediti vantati. Mentre i debiti crescono: 400 milioni verso le banche, idem con i fornitori (dai 280 del 2010). E c’è già chi paragona l’Atac al Titanic: “Sta per affondare ma c’è chi suona l’orchestrina”.

 

Da Repubblica (02 novembre 2011)

 

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