La Fabbrica VIO.ME riapre nelle mani degli operai
La fabbrica della Biomeccanica Metallica (VIO.ME.) riapre. I suoi lavoratori non vengono pagati da 19 mesi e sono quindi, in pratica, disoccupati. Adesso ricominceranno a lavorare. No, non è arrivato qualche emiro dal Qatar a Salonicco, per investire. Né tantomeno il governo ha deciso di affrontare il problema della devastazione della zona industriale della nostra città. La fabbrica di VIO.ME è stata abbandonata dai proprietari nel Maggio 2011 e riapre con un’iniziativa dei suoi lavoratori. Sotto il loro pieno controllo. Bisogna sottolineare come la VIO.ME, che è un’affiliata della FILKERAM, produceva prodotti chimici e materiali di costruzione per il settore edilizio. Secondo i suoi lavoratori, ma anche in base ai dati delle riviste economiche, fino al suo abbandono era un’impresa redditizia. I proprietari hanno portato alla bancarotta l’impresa principale licenziandone i lavoratori, mentre la filiale ha dichiarato gradualmente l’interruzione dei pagamenti, abbandonando la fabbrica e lasciando i lavoratori alla loro sorte.
I lavoratori della VIO.ME, che esercitano il diritto di ritenzione da Maggio 2011, rivendicano il cumulo di arretrati e, parallelamente, passano giorni e notti in fabbrica, facendo quotidianamente turni di 24 ore per proteggere i macchinari. Quest’estate, non avendo altra soluzione, hanno deciso di rimettere in funzione la fabbrica, sotto il controllo operaio. Una decisione che è stata subito sostenuta dai collettivi politici e sociali della città di Salonicco, creando un movimento di solidarietà che ha portato il messaggio della loro lotta in tutta la Grecia, ma anche all’estero. I giornali non ne hanno parlato più di tanto, non è stato detto in tv, ma, in tutto questo periodo, i lavoratori hanno cercato comunque di convincere lo stato, ma anche la società di Salonicco, che i padroni “spariscono” e che i lavoratori possono fare a meno di loro.
Il sostegno trovato dai lavoratori nella società, un sostegno materiale e morale, non è stato corrisposto anche dal ministero. Questo, al contrario, non ha fatto altro che fare promesse e rilasciare dichiarazioni del tipo: “le condizioni sono maturate affinché le fabbriche passino nelle mani dei lavoratori”. D’altra parte, il proprietario ha chiarito che non è per niente interessato ad occuparsi della fabbrica, che ha abbandonato da così tanto tempo. Anche perché, nel frattempo, ha accumulato ulteriori debiti. Bisogna sottolineare che i lavoratori hanno già presentato una proposta di acquisto delle azioni dell’impresa, chiarendo però che non si accolleranno i debiti dell’amministrazione precedente. Parallelamente, hanno presentato al ministero il programma di riavvio della produzione e stanno rivendicando la creazione di un quadro legislativo che permetta, anche a livello istituzionale, il funzionamento della fabbrica come cooperativa operaia, sotto la direzione dell’assemblea generale dei lavoratori.
Come ha dichiarato il presidente dell’unione dei lavoratori Takis Anagnostou alla conferenza stampa tenutasi nel “Centre of Thessaloniki Labor Union”, il funzionamento della fabbrica comincerà gradualmente. Tra le priorità dei lavoratori c’è quella di vendere all’asta lo stock confiscato all’impresa, almeno ai 2/3 del loro valore effettivo. Secondo il signor Anagnostou, tale vendita potrebbe portare nelle casse intorno ai 200.000 euro. I soldi necessari per il completo funzionamento della produzione sono molti di più, ma c’è la convinzione che anche questi, come i fornitori disponibili, si possano trovare. Ci sono già state delle proposte dal “Fondo di solidarietà dell’America Latina”, un fondo dei lavoratori, che non ha fini di lucro, fondato in Argentina per il sostentamento delle cooperative e per il recupero delle fabbriche abbandonate. Questo progetto sarà inoltre sostenuto realmente da organizzazioni solidali dall’Olanda, dalla Danimarca, dall’Austria, ma anche dall’Italia. Comunicati di sostegno sono stati rilasciati da collettivi di molti altri paesi.
In quest’ultimo periodo, i lavoratori sono arrivati ai limiti della sopravvivenza e hanno dichiarato di non poter aspettare ancora le promesse di aiuto da parte del ministero. Così, hanno deciso di passare all’immediata rimessa in funzione della fabbrica, sulla base di un modello di organizzazione del lavoro diverso, con l’aspirazione che questo si espanda anche in altre fabbriche che affrontano lo stesso problema. Con la loro iniziativa e con la solidarietà reale della società, stanno praticando la speranza che un altro mondo è possibile.
per informazioni sulla fabbrica occupata http://www.viome.org/
sulla grecia http://atenecalling.blogspot.it/