1) Trovo che l’aumento del biglietto e delle tariffe non giustifichi azioni di boicottaggio.
Se vogliamo un servizio migliore, dobbiamo pagare di più, no? In primo luogo, il trasporto pubblico è già finanziato con le tasse di tutti noi, e in quanto pubblico dovrebbe farsi carico di ingenti perdite di denaro, se questo denaro venisse utilizzato per un reale miglioramento del servizio; purtroppo il bilancio dell’Atac è sempre in rosso, perchè vengono impiegati milioni di euro per comprare la nuova sede all’EUR, per i super-stipendi dei dirigenti, per gli appalti milionari e per vernici anti-graffiti con cui coprire i veicoli e non per migliorare il servizio! In secondo luogo, e non scordiamocelo, il servizio di trasporto pubblico a Roma pretenderebbe investimenti di gran lunga superiori a quelli che si possono raccogliere con l’aumento delle tariffe; non che i soldi manchino, eh, perché se si decidessero una buona volta ad annullare il TAV e a destinare un po’ di quei fondi per migliorare il servizio di trasporto pubblico, saremmo tutti più contenti, da Trieste in giù!
2) Non pagare il biglietto è un gesto incivile e illegittimo. Chi usufruisce di un servizio, deve pagare.
Ripetiamo che, nonostante l’immagine di imprenditorialità ed efficienza con cui i dirigenti amano presentare l’Atac, l’azienda è di proprietà pubblica, ed è anche di nostra proprietà. La pensano in maniera diversa il Sindaco, che l’ha presa per un centro di collocamento per i suoi amici, e i dirigenti, che credono di avere il potere dei satrapi orientali, mentre le uniche due caratteristiche che li avvicinano a tale categoria professionale sono i generosi stipendi e il catastrafottersene delle persone normali. Visto che quello del rispetto è un gioco che si gioca in due (pretendono da noi la “legalità” e la “civiltà” e loro, incapaci manager pubblici, si rubano i soldi mentre gli autobus vanno a fuoco?!); visto che noi non ci sentiamo molto rispettati da chi ci fa viaggiare ammassati come bestie da macello in catorci che si smontano perché troppo vecchi e troppo carichi, e che “civile” è l’ultima parola con cui ci verrebbe da descrivere questo “servizio”; visto che finché si va avanti piegando il capo le cose non miglioreranno; e visto soprattutto che ci siamo rotti le scatole di sentirci raccontare favolette sulle presunte cause dei disservizi, che ci teniamo a ricordarlo, non sono casuali, ma strutturali a questa gestione del servizio; viste tutte queste ragioni, noi salutiamo con simpatia chi decide di non contribuire agli stipendi d’oro di questi signori, e appoggiamo tutte le forme di lotta che mirano a sovvertire questo stato di cose, purché non scadano nella guerra tra poveri (tra viaggiatori e lavoratori, ad esempio. Non è colpa dell’autista se l’autobus fa schifo o la metro va a 2 km all’ora!).
3) Di sicuro il servizio funzionerebbe meglio se fosse gestito da privati.
Se il servizio fosse gestito da privati, ciò implicherebbe che tale privato potrebbe guadagnare degli utili dalla gestione di tale servizio. Per noi ricavare utili dal trasporto delle persone è un’idea stupida come è un’idea stupida far pagare gli impiegati per farli entrare in ufficio. Usiamo i mezzi per andare lavorare e per andare a spendere i nostri soldi (e quindi per regalare il nostro tempo e il nostro denaro), e dobbiamo pure regalare soldi a qualcuno che ci lucra sopra? Sarebbe come dire che dobbiamo assicurare dei profitti a chi ci fornisce l’acqua del rubinetto! Avere dei tram e delle metro che funzionano è così impossibile? Un privato avrebbe interesse a gestire solo linee “remunerative”. Linee poco frequentate, ma indispensabili per raggiungere quartieri o borgate più isolate verrebbero semplicemente soppresse, e tanti saluti al presunto “diritto alla mobilità”. Perché nella maggior parte dei paesi i servizi di trasporto sono gestiti dal comune e sono pure efficienti e qua si crede ancora che il privato funzioni meglio? E poi che i privati gestiscano meglio, perlomeno in Italia, è una favola da cui occorre svegliarsi: basti guardare quello che è successo a Trenitalia.
4) Visto che siamo in un periodo di grave crisi economica, non pensate che tutti dovremmo sacrificarci un po’ per uscirne?
La crisi non è neutra, nel senso che non colpisce tutti allo stesso modo, anzi, proprio coloro che l’hanno causata, in ogni ambito della società, stanno continuando ad arricchirsi alle nostre spalle, imponendoci tagli, tasse, aumenti dei prezzi, insomma i famosi sacrifici! Per questo è necessario iniziare a riprendersi quello che ci spetta, senza attendere che qualcuno miracolosamente lo faccia al posto nostro. Gli affitti sono alle stelle ma ci sono tantissime case vuote? andiamo ad occuparle! Aumenta il biglietto e peggiora il servizio? Non paghiamo più, e rivendichiamo il trasporto gratuito!
5) Voglio dire, ma non stiamo un po’ esagerando? In fondo si tratta solo di autobus…
Roma è la seconda capitale più estesa d’Europa, e quando si parla di queste dimensioni, il trasporto pubblico diventa essenziale nello svolgersi delle nostre vite. Il servizio, oltre ad essere carente, è anche organizzato in maniera folle; basti pensare che per andare da una periferia all’altra si è praticamente obbligati a passare per il centro, anche se in linea d’aria il tragitto sarebbe molto più breve; ciò fa sì che intere zone della città siano inaccessibili. Dover impiegare ore anche per gli spostamenti necessari, come andare a lavorare o a studiare; essere obbligati a prendere la macchina di sera per divertirsi (con tutti i rischi che ne derivano) perché la metro è chiusa e i notturni non coprono tutta l’area cittadina; essere incerti sui tempi di arrivo degli autobus e sulla durata dei viaggi; sono tutte cose che influenzano profondamente le nostre vite. Perché siamo obbligati a vivere così?
6) Vi scordate forse del fatto che a Roma c’è un traffico clamoroso.
Se gli autobus non passano è anche colpa di questo fatto. A parte che la presenza di più o meno automobili non influenza il fatto che gli autobus si guastano per scarsa manutenzione, e poi vengono riaggiustati alla bell’e meglio, il rapporto tra trasporto pubblico e traffico funziona a doppio senso. E’ vero che il traffico di Roma contribuisce al peggioramento del servizio, ma è anche vero che se la gente preferisce o è obbligata prendere la macchina (ossia preferisce o è obbligata spendere e stressarsi di più per fare lo stesso tragitto) lo fa perchè il servizio è indecente. Servono più mezzi, più linee (sia di superficie che sotterranee) distribuite meglio sul territorio e attive anche di notte, più corsie preferenziali per i mezzi pubblici. Il fallimento di questo modello di mobilità è evidente e sotto gli occhi di tutti. Imporre un altro modello è vitale, anche per quello che riguarda la salute: spostarsi in macchina è molto più inquinante che spostarsi coi mezzi pubblici, e rende l’aria della nostra città irrespirabile.
7) Parole molto belle… ma credete che cambi veramente qualcosa non pagando il biglietto?
Ovviamente siamo realisti, e non crediamo che il non pagare il biglietto in sé riuscirà a cambiare lo stato delle cose. La nostra è una provocazione volontaria, che mira a stravolgere il modo consueto di affrontare il problema del trasporto pubblico. Da un lato ci rivolgiamo a chi si è rassegnato a vedere le cose andare sempre in questo modo, dimostrandogli che piegare la testa non è l’unica soluzione, ma è possibile tornare a parlarsi, comunicare e cercare vie d’uscita diverse: lottare per cambiare le cose è possibile e conveniente! D’altro canto ci rivolgiamo anche a chi ha autonomamente iniziato a non pagare il biglietto; non pagare il biglietto non è un’azione “personale”, non è un “peccato” di cui bisogna vergognarsi, è un’azione che deriva sì da motivazioni personali, ma può acquisire un grande significato politico; chi non paga il biglietto non è solo contro l’Atac, ma è anche a favore di un nuovo modo di gestire le cose, di interagire, di lottare.
8) Va bene, ma a livello pratico? Che proposte portate?
Per ora quello che ci interessa è suscitare un dibattito in seno alla cittadinanza su questa questione. Non siamo un partito, quindi non abbiamo un programma prestabilito da presentare per ottenere consensi; vogliamo che le persone si riuniscano nei quartieri dove vivono, lavorano o studiano, e si reimpossessino dei loro tempi e dei loro spazi; vogliamo che parlino, e che si rendano conto che non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo vivere in questo modo. Da questa discussione diffusa e dal basso poi nasceranno le proposte migliori.
9) Ok, sono molto d’accordo con quello che dite. Sta di fatto che l’altro ieri sono stato multato perché non avevo il biglietto, e quindi mi sono fatto l’abbonamento. Spero che non mi insulterete per questo.
La questione non è “chi paga” o “chi non paga”. La questione è tra chi si rassegna e chi si attiva per immaginare alternative possibili, al di là che poi si paghi o meno il biglietto. Chi si rassegna crede che le cose non cambieranno mai, e magari continua a pagare il biglietto pur venendo trattato come un capo di bestiame, o magari non paga il biglietto, pensa solo a sé stesso, e se ne fotte di come va il mondo. Spesso chi si rassegna ama trovare nelle categorie più deboli i capri espiatori per lo sfacelo che gli si presenta davanti agli occhi: “La colpa è di chi non paga il biglietto”, “Tutta colpa di questi immigrati, che nemmeno si alzano per cedere il posto!”, “Questi lavoratori, sempre in sciopero, non vogliono mai lavorare!”; sono gli embrioni di una guerra tra poveri, fomentata dalle istituzioni, che sono ben contente che la gente non si focalizzi sul vero problema.
10) Ma come posso darvi una mano?
Ognuno può contribuire come può. Nel comitato sono presenti persone che hanno subito talmente tante angherie dall’Atac, e per talmente tanto tempo, che sarebbero disposte a farsi saltare in aria in cima al Monte Everest, se questo contribuisse a sbugiardare la dirigenza e a migliorare il servizio. Ovviamente non ci aspettiamo da tutti un simile livello di combattività. Puoi partecipare alle riunioni del comitato, puoi passare per prenderti gli adesivi o il materiale prodotto dal comitato; puoi diffondere i documenti del comitato tra le persone che conosci; al limite va bene anche condividere su FB gli articoli del blog e della pagina Facebook.Ma potresti anche fare qualcosa di meglio: incontrarti con due tre, quattro amici (ma anche di più, eh, mica è vietato), ed autorganizzarti, dando tu stesso vita ad un comitato. Noi saremo sempre pronti ad aiutarti, a fornirti materiale e presenza. La nostra idea è quella di far sorgere un’infinità di comitati di quartiere che parlino della questione del servizio di trasporto (e non solo: anche del problema dell’abitare, della sanità, ecc.); per noi l’autorganizzazione è la migliore delle forme di lotta.